La lettera d’intento e la fattura elettronica: come fatturare agli esportatori abituali
La figura dell'esportatore abituale
L'esportatore abituale è quel tipo di soggetto che intrattiene abitualmente operazioni con clienti esteri, o meglio possiamo definire esportatori abituali tutti coloro che hanno compiuto (nel precedente anno solare o nei 12 mesi precedenti) operazioni con l'estero per un ammontare superiore al 10% del volume d'affari. Data la sua natura, l'esportatore abituale si trova ad emettere fattura in regime di non imponibilità verso i propri clienti esteri (non si applica infatti l'iva in quanto manca il requisito essenziale della territorialità per l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto). Allo stesso tempo però si ritrova costantemente con dell'Iva a credito per le fatture relative agli acquisti effettuati nel territorio italiano. Per evitare ciò, agli esportatori abituali viene data la possibilità di effettuare acquisti di beni e servizi o importazioni senza dover corrispondere l’IVA.
Il plafond
La possibilità di acquistare senza pagare la relativa iva al fornitore è ammessa entro il limite del plafond disponibile. Il suddetto limite (plafond) viene determinato dalle cessioni intra-comunitarie, dalle esportazioni e dalle operazioni assimilate effettuate nell'anno precedente (o nei 12 mesi precedenti).
La lettera d'intento
Se l'esportatore intende dunque acquistare o importare senza applicazione dell’IVA, lo deve comunicare al suo fornitore italiano e all'agenzia delle entrate. Tale comunicazione è conosciuta come lettera d'intento. Solo dopo aver ricevuto la lettera d’intento e la relativa ricevuta (di invio all'agenzia), il fornitore potrà fare fattura senza addebitare l'iva.
La lettera d'intento nella fattura elettronica
Mettiamoci dunque nei panni del fornitore italiano che deve emettere fattura nei confronti dell'esportatore abituale. Per fare ciò ci appoggeremo al servizio gratuito “fatture e corrispettivi” messo a disposizione dall'agenzia delle entrate. Le stesse operazioni infatti si ripropongono in maniera similare nei tanti programmi cloud a pagamento delle numerose case di software che si occupano di gestione contabile.
La fattura emessa nei confronti di un esportatore abituale deve contenere, ai fini IVA, il numero della lettera d’intento. Si ritiene che l’informazione possa essere inserita utilizzando uno dei campi facoltativi relativi ai dati generali della fattura che le specifiche tecniche lasciano a disposizione dei contribuenti, ad esempio nel campo “Causale”.
Come indicare la non imponibilità iva nella fattura elettronica?
Il nostro fornitore deve indicare la non imponibilità Iva nella propria fattura. Per fare ciò all'interno di fatture e corrispettivi nella sezione relativa a “Beni e servizi”, dovrà indicare la non imponibilità.
Possiamo notare nell'immagine qui sopra, che nel campo relativo ad "Aliquota Iva" abbiamo messo 0%. Dobbiamo dunque specificare i motivi della mancata applicazione dell'iva: pertanto indicheremo come campo natura: "Non imponibili" (N3). Nel blocco “Altri dati gestionali” possiamo poi valorizzare il riferimento alla lettera d'intento che abbiamo precedentemente indicato nella causale della e-fattura.